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Santi del 31 Agosto

Il mio Santo > I Santi di Agosto

*Beato Agustìn Sabater Paulo - Sacerdote degli Operai Diocesani e Martire (31 Agosto)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Vinaroz, Spagna, 9 maggio 1883 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Agustín Sabater Paulo nacque a Vinaroz, in provincia di Castellón e diocesi di Tortosa, il 9 maggio 1883. Il 23 dicembre 1905 fu ordinato sacerdote e divenne membro della Confraternita degli Operai Diocesani.
Era amministratore del Seminario Diocesano de Almería quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Agustìn Sabater Paulo, pregate per noi.

*Sant'Aidano di Lindisfarne - Vescovo (31 Agosto)

Irlanda ? – Bambourgh, Inghilterra, 31 agosto 651
Di Aidano ci è giunta una descrizione a opera del monaco anglosassone Beda il Venerabile, che nacque 20 anni dopo la sua morte.
È sconosciuto il luogo e la data di nascita di Aidano, ma si crede che fosse irlandese.
Nel 635 fu nel monastero di Iona nell'omonima isola e centro missionario dell'epoca.
In quell'anno il re di Northumbria, Oswald desideroso di diffondere il cristianesimo nel suo regno, si rivolse all'abate di Iona, dove era stato convertito e battezzato, affinché mandasse un missionario.
Dopo il fallimento del vescovo Cormano, fu mandato lo stesso Aidano, che intanto era stato consacrato vescovo missionario.
Accolto dal re Oswald gli concesse l'isola di Lindsfarne nel Mare del Nord per fondarvi un monastero e una sede episcopale.
Aidano ebbe un aiuto costante da parte del re Oswald e quando questi morì nel 642, il successore Oswin, continuò ad appoggiarlo nella sua opera di apostolato missionario. Undici giorni dopo la morte del re Oswin assassinato, anche Aidano morì a Bambourgh il 31 agosto 651 e sepolto nel suo monastero. (Avvenire)

Etimologia: Aidano = splendido capo, dall'antico normanno
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Lindisfarne nella Northumbria, in Inghilterra, Sant’Aidano, vescovo e abate, che, uomo di somma mansuetudine, pietà e rettitudine di governo, dal monastero di Iona fu chiamato dal re Sant’Osvaldo a questa sede episcopale, dove fondò un monastero per attendere efficacemente all’evangelizzazione del regno.
Di Sant’ Aidano ci ha lasciato una sua memorabile descrizione, il monaco anglosassone San Beda il
Venerabile (672-735), Dottore della Chiesa, nella sua “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum”, e che nacque 20 anni dopo la sua morte, quindi abbastanza vicino al suo tempo.
È sconosciuto il luogo e la data di nascita di Aidano, ma ragionevolmente si crede che sia irlandese; lo si ritrova nel 635 nel monastero di Iona, fondato nel 563 da San Colombano nell’omonima isola e centro missionario dell’epoca, al tempo del quinto abate Seghino.
In quell’anno 635, il re di Northumbria, Osvaldo (604-642) desideroso di diffondere il cristianesimo nel suo regno, si rivolse all’abate di Iona, dove era stato convertito e battezzato, affinché mandasse un missionario.
Fu inviato prima il vescovo Cormano, il quale fallì perché considerò il popolo di Northumbria barbaro ed ostinato; Aidano monaco anch’egli ad Iona, non fu d’accordo con Cormano, ritenendo che il suo agire era stato troppo rigido e non comprensivo dell’ignoranza di quelle genti, alle quali bisognava far conoscere “il latte di una dottrina più umana”.
La tesi di Aidano fu accettata dall’abate e così consacrato vescovo missionario, sempre nel 635 fu mandato in Inghilterra, accolto favorevolmente dal re Oswald, il quale visto i successi desiderati in conversioni, gli concesse l’isola di Lindsfarne nel Mare del Nord per fondarvi un monastero con la regola di Santa Colomba e una sede episcopale di fronte alla residenza reale di Bambourgh.
L’isola di Lindsfarne, fu poi conosciuta come l’Isola Santa (Holy Island) per il gran numero di monaci e cristiani che l’abitavano.
Nel 664 fu riconosciuta la sua primazia sull’Inghilterra cristiana.
Aidano ebbe un aiuto costante da parte del re Oswald e quando questi morì nel 642, il successore Oswin, continuò ad appoggiarlo nella sua opera di apostolato missionario.
Beda descrive la sua opera infaticabile, che lo portò a fondare chiese, scuole, monasteri, rafforzando lo “sciptorium” di Lindsfarne, anche se Aidano mantenne gli usi celtici per la celebrazione della Pasqua, introducendoli in Inghilterra.
Uomo virtuoso, dedito all’astinenza, alla carità, alla preghiera e allo studio delle Scritture, seppe nel contempo combattere con vigore i ricchi ed i potenti, che viziosi opprimevano i poveri.
Viaggiava sempre a piedi, evitava di sedersi alla tavola del re, distribuiva ai poveri i doni ricevuti, accontentandosi dello stretto necessario.
Si guadagnò per la santità di vita, la stima dei grandi ecclesiastici del tempo; fu direttore spirituale della badessa Ilda.
Undici giorni dopo la morte del re Oswin assassinato, anche Aidano morì a Bambourgh il 31 agosto 651 e sepolto nel suo monastero, ma poi le sue reliquie furono traslate nella chiesa di S. Pietro a Lindsfarne; una parte di esse nel 664, furono portate a Iona, dal suo successore Colmano.
Gli studiosi inglesi lo considerano “l’apostolo dell’Anglia”; a lui è attribuita la vocazione di San Cutberto (637-687), il quale divenne monaco e poi vescovo di Lindsfarne.
Si raccontano alcuni prodigi da lui compiuti; placò una tempesta versando nel mare dell’olio consacrato e durante una guerra tra il re della Mercia e quello della Northumbria, con le sue preghiere, ritorse addosso ai nemici le fiamme che questi avevano appiccato a Bambourgh.  Venerato particolarmente nell’Argyll e in Scozia, la sua festa è al 31 agosto.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Aidano di Lindisfarne, pregate per noi.

*Beato Andrea Dotti da Borgo Sansepolcro - Religioso dell'Ordine dei Servi di Maria (31 Agosto)
m. 1315
Nobile italiano abbandonò la corte e si fece religioso nell'Ordine dei Servi di Maria.
Martirologio Romano: Nell’eremo di Vallucola in Toscana, Beato Andrea da Borgo Sansepolcro, sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, dedito alle penitenze e alla contemplazione.
Biografia
Secondo una tradizione locale sarebbe stato fratello del conte Dotto Dotti, comandante degli Arcieri della Guardia di Filippo IV di Francia.
Il giovane Andrea fu cresciuto come molti nobili del suo tempo, distinguendosi, tra l'altro, per il coraggio in combattimento.

Nel 1278 ascoltò un'omelia di Filippo Benizi (venerato in seguito come Santo) all'apertura del capitolo dell'Ordine dei Servi di Maria a Sansepolcro.
Oggetto dell'omelia era la rinuncia ai beni terreni come via di salvezza. Subito dopo decise di entrare nell'Ordine formato dal Benizi e due anni dopo (1280) fu ordinato sacerdote.
Nel 1285 tornò a Sansepolcro.
Si dice che poi abbia predicato in Umbria, Toscana, Piemonte e Lombardia tra il 1290 e il 1295. Nel 1295 fece unificare gli eremi di Montevicchi e della Barucola, sulla montagna di Sansepolcro, al convento cittadino dei Servi di Maria.
Da quel momento Andrea visse la sua vita nel convento di Sansepolcro e nell'eremo della Barucola. Morì alla Barucola la mattina del 31 agosto 1315; il suo corpo fu ritrovato dai confratelli sotto un grande faggio sembra nell'atto di pregare. Secondo la leggenda morì dopo una notte di preghiera all'ora esatta che sarebbe stata da lui predetta molto tempo prima.
Il corpo del Dotti è conservato all'interno dell'altare maggiore della chiesa di Santa Maria dei Servi.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi - Wikipedia)
Giaculatoria - Beato Andrea Dotti, pregate per noi.

*Beato Angel Noguera Gallegos - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Beato Angel Noguera GallegosSchede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Granada, Spagna, 8 dicembre 1908 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936
Ángel Noguera Gallegos nacque a Granada, in provincia e diocesi di Granada, il 8 dicembre 1908.
Fu ordinato sacerdote nel 1933.
Era parroco della parrocchia di Alboloduy quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Angel Noguera Gallegos, pregate per noi.

*Beato Antonio Torres Garcìa - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Caniles, Spagna, 24 aprile 1890 – Serón, Spagna, 31 agosto 1936

Antonio Torres García nacque a Caniles, in provincia di Granada e diocesi di Cadice, il 24 aprile 1890. Il 14 marzo 1915 fu ordinato sacerdote. Era parroco de la parrocchia di Santiago de Guadix quando morì in odio alla fede cattolica il 29 settembre 1936, presso El Polvorín a Serón, in provincia di Almería.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Antonio Torres Garcìa, pregate per noi.

*Sant'Aristide Marciano - Apologista (31 Agosto)

Etimologia: Aristide = il migliore (degli uomini), ottimo, dal greco
Martirologio Romano: Ad Atene, Sant’Aristide filosofo, che, insigne per fede e sapienza, indirizzò all’imperatore Adriano degli scritti sulla religione cristiana.
Noto dalle notizie tramandate da Eùsebio e da San Gerolamo, Arialdo fiorì sotto l'impero di Adriano e di Antonino Pio ( 138-161).
La lettura delle Sacre Scritture lo portò al Cristianesimo, nel quale continuò a professare la filosofia, riscuotendo l'ammirazione di molti per la sua eloquenza.
Ingiuste sollevazioni popolari contro i cristiani lo spinsero a scrivere, contemporaneamente a Quadrato, una Apologia, intessuta di dottrine filosofiche, indirizzata all'imperatore Adriano, come risulta dalla prima inscriptio siriaca e dalla inscrittio del frammentario testo armeno.
Ad Arialdo si offrì l'opportunità di presentare il suo scritto all'imperatore, probabilmente quando questi, attraversando la Grecia, svernò ad Atene e si fece iniziare ai misteri eleusini. Tale circostanza dovette eccitare il fanatismo religioso dei pagani, i quali infuriarono maggiormente contro i cristiani.
Per reprimere questo sconsigliato impeto si adoperò Aristide, la cui opera indusse Adriano a scrivere al proconsole dell'Asia, Minucio Fundano, per porre termine alle angherie a cui erano sottoposti i cristiani ed impedire che essi fossero denunciati e condannati senza formali e fondate accuse.
Alcuni critici vogliono riportare ad una età più recente la presentazione dell'Apologia, ritenendone destinatario Antonino Pio, che è menzionato nella seconda inscriptio siriaca.
Ma a tale cronologia si oppone sia la testimonianza della prima inscriptio siriaca e dell'inscriptio armena che il tono arcaico dell'Apologia, i cui accenni alle classiche accuse contro i cristiani, ampiamente trattate nelle apologie posteriori, suppongono un ambiente diverso.
Inoltre nelle inscrittiones non si menziona il nome di Marco Aurelio, associato all'impero nel 147; quindi l'Apologia deve essere anteriore a tale data.
Le circostanze descritte da Eusebio ed alcuni accenni a catastrofi avvenute nell'impero, presenti nell'Apologia, non consentono di collocare lo scritto durante l'impero di Antonino Pio.
L'Apologia di Aristide ebbe una singolare vicenda. Fu conosciuta da Eusebio e da Gerolamo e fu ricordata da quegli scrittori che dipesero da tali fonti. Essa non fu citata da nessuno scrittore cristiano antico.
Il Ceillier secondo cui alcuni monaci si vantaváno di avere ancora tale Apologia nella Biblioteca del monastero di Medelli a dieci miglia da Atene. Nel 1878 i Mechitaristi di Venezia scoprirono un
frammento armeno dell'Apologia, seguiti poi nel ritrovamento dello stesso testo, sempre in armeno, dal Conybeare e dall'Eemin. Una scoperta più fortunata toccò a J. Rendell Harris che nel 1889 rinvenne nella Biblioteca del monastero di S. Caterina del Sinai un codice siriaco contenente la traduzione dell'Apologia.
In base a questo documento, J. A. Robinson individuò il testo greco inserito, con adattamenti, nel romanzo greco di Barlaam e Ioasaph, attribuito a s. Giovanni Damasceno. Infine nel 1922 e nel 1923 furono scoperti dei frammenti greci su papiri, notevoli per la conoscenza del testo primitivo dell'opera.
L'Apologia è stata divisa in 17 brevi capitoli. Dopo un proemio sulla conoscenza, esistenza, natura ed attributi divini (cap. 1), vi è 1'esposizione dell'origine delle quattro principali religioni (cap. 2) che sono trattate nei capitoli seguenti: la religione dei barbari (caldei, secondo il testo greco) capp. 3-7; quella dei greci (ed egiziani), capp. 8-12 (13); quella dei giudei, cap. 14, e quella dei cristiani, capp. 15-17. In realtà, la trattazione è l'esposizione del contrasto che vi è tra la religione dei greci e la religione dei cristiani; e quindi si comprende facilmente l'intonazione morale che viene data all'opera.
Interessante è soprattutto l'esposizione della primitiva vita cristiana, che si svolge nell'esercizio dei precetti del Signore, che i fedeli portano scolpiti nei loro cuori.
É messa in evidenza l'assiduità nella preghiera per gli amici e per i nemici, per i vivi e per i defunti; la carità verso tutti, l'opera di assistenza per i viandanti e per i condannati per il nome di Cristo; la cura per la conversione dei pagani; la santità della vita domestica; la purezza dei costumi.
Questi argomenti sono trattati con devota mestizia, che non toglie la gioia del cuore nell'attesa della seconda venuta di Cristo, che, secondo i meriti, premierà i buoni e punirà i cattivi. Notevoli sono pure due brevi accenni, che possono riferirsi al battesimo ed alla penitenza.
Questa è l'unica opera completa che sia pervenuta degli scritti di A. Si conservano brevi frammenti di discorsi, editi dai Mechitaristi.
Null'altro si conosce sugli scritti o sulla persona dell'apologeta. La tradizione vuole che egli morisse martire. Di ciò si conserva me moria in vari martirologi.
Il Vetus Romarrum e i martirologi di Beda, Usuardo e Baronio, ne celebrano la memoria al 31 agosto; il Vetus Romanum, Adone e Usuardo lo ricordano anche al 3 ottobre.

(Autore: Costantino Vona – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Aristide Marciano, pregate per noi.

*Beato Carmelo Coronel Jiménez - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Gádor, Spagna, 9 febbraio 1876 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Carmelo Coronel Jiménez nacque a Gádor, in provincia e diocesi di Almería, il 9 febbraio 1876. En diciembre de 1899 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di San Giacomo Apostolo di Almería quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Carmelo Coronel Jiménez, pregate per noi.

*Santi Centomila - Martiri di Tbilisi – Chiese Orientali (31 Agosto)

XIII secolo
Nel 1225, Gialal Ed-Din, scià di Chorezm, devastata Tbilisi, la capitale della Georgia, massacrò centomila cristiani. Il tragico è descritto in una cronaca georgiana del sec. XIV, nota con il nome di Zhamthaagmzereli
[Il descrittore dei tempi], edita nell'antologia La vita della Georgia.
Il katholikòs e noto storico della Chiesa georgiana Antonio I, basandosi su tale cronaca, compose nel 1768 l'opera agiografica Lode e narrazione (…), dedicata alle centomila vittime del massacro, e la incluse nella raccolta Martirika, che conteneva altri diciannove racconti di santi martiri georgiani.
Per non stupire il lettore con un numero così elevato di vittime, Antonio I concluse la Cronaca dicendo che, assieme ai cittadini di Tbilisi, erano periti anche gli abitanti dei villaggi, rifugiatisi nelle fortezze della capitale a causa dell'invasione.
Difatti, per ordine di Giala Ed-Din, chiunque non avesse rinunciato al cristianesimo, profanando oggetti sacri quali icone e croci, sarebbe stato condannato a morte per decapitazione.
La cronaca attesta: “Molti fecero vedere la splendida vittoria e non rinunciarono alla religione, né profanarono le sante icone”.
Tuttavia, Antonio I ritiene che molti nel testo della Cronaca non significhi tutti, e aggiunge che alcuni dei prigionieri “rimasero privi della corona”.
Il giorno della commemorazione dei Centomila Martiri della Chiesa georgiana è il 31 agosto.

(Autore: Enrico Gabidzashvili – Fonte: Bibliotheca Sanctorum Orientalium)
Giaculatoria - Santi Centomila Martiri di Tbilisi, pregate per noi.

*San Cesidio e Compagni - Martiri a Trasacco (31 Agosto)

É un Santo della regione dei Marsi, martirizzato con molti altri cristiani a Trasacco (AQ) presso il lago Fucino, durante la persecuzione di Massimino (235-237).
Secondo un’antica “passio” composta verso la fine del sec. IX, si racconta che nella città di Amaria (nel Ponto), durante l’impero di Domnino (secondo altri fonti di Massimino), scoppiò una persecuzione contro i cristiani; Rufino e Cesidio suo figlio, furono scoperti e imprigionati, il proconsole Andrea li sottopose a tormenti inviando nel carcere anche due meretrici per tentare i cristiani, ma essi
superando le prove, ottennero invece la conversione di molti pagani, compreso lo stesso Andrea.
Una volta liberati Rufino e Cesidio, si trasferirono in Italia, nella regione dei Marsi, facendo apostolato; dopo un certo tempo Rufino si spostò ad Assisi, mentre il figlio rimase a Trasacco.
Dopo alterne vicende Rufino divenuto 1° vescovo di Assisi e poi patrono della città, fu martirizzato lì vicino.
Cesidio trafugò il suo corpo portandolo a Trasacco, questo gesto segnò la sua condanna, infatti il magistrato romano ordinò la sua morte; fu ucciso mentre celebrava la Messa insieme a Placido ed Eutichio.
Gli studiosi affermano che la storia della vita e martirio dei Santi Rufino e Cesidio è frutto della necessità presentatasi nel secolo IX di giustificare la presenza di antiche chiese, già esistenti a Trasacco e nella regione, dedicate separatamente ai due Santi, distrutte poi dagli Ungari.
Questo spiega il culto esistente verso i due Santi, che gli agiografi antichi finirono per considerare parenti, come di solito si tendeva a considerare i personaggi i cui santuari erano ravvicinati.
Ad ogni modo tutti gli ‘Atti’ hanno sempre classificato Cesidio come prete, morto martire a Trasacco.
Il Martirologio Romano lo riporta insieme ai due compagni al 31 agosto.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Cesidio e Compagni, pregate per noi.

*San Domenico del Val Chierichetto - Martire (31 Agosto)
Saragozza, Spagna, 1243 - 1250
Nato dal notaio Sancio, all'età di sette anni fu rapito da un giudeo, portato in casa di un rabbino, seviziato e ucciso.
Il suo corpo fu ritrovato miracolosamente nell'Ebro e il suo culto si estese subito nell'Aragona.
Il piccolo martire viene rappresentato con le braccia distese, le mani inchiodate su un muro e in testa una corona di spine.
La sua festa si celebra il 31 agosto: certo il culto, leggendario il resto.

Patronato: Scolari, Chierichetti
Etimologia: Domenico = consacrato al Signore, dal latino
Emblema: Palma
Nato a Saragozza nel 1243, da una famiglia nobile - il padre, che era devoto di San Domenico, era il Notaio della Cattedrale - il bimbo cresceva in grazia e bontà e venne presto ammesso alla schiera dei chierichetti della Cattedrale.
Nel Giovedì Santo del 1250 nella chiesa si celebrava la Passione di Cristo e Domenichino, finite le
funzioni, si avviò per tornare a casa, ma in quel periodo lotte fratricide di religione dividevano i cristiani e i loro fratelli maggiori, gli ebrei.
Un gruppo di israeliti lo rapirono e lo portarono sulle sponde dell'Ebro.
Spogliato e vituperato, egli invocava il nome di Gesù e come Gesù egli venne crocifisso su un muro e gli venne inferta anche una ferita al costato.
Il piccolo martire morì lentamente e i suoi assassini, quando si accorsero che era ormai morto, lo strapparono dal muro e ne gettarono il corpo nel vicino fiume.
Intanto i genitori lo cercavano disperati ma lo trovarono solo quando un pescatore, abbagliato da una luce che splendeva sulle acque, avvicinatosi con la barca, trovò il piccolo corpo del martire.
Domenichino venne ben presto onorato in tutta la Spagna, diventando patrono degli scolari e dei chierichetti.
In altri tempi nel giorno della sua festa, i fanciulli potevano adornare la Cappella in cui era sepolto e offrire ai canonici, sopra un piatto d'argento, dei fiori, simbolo della purezza del piccolo martire; poi presentavano le sue reliquie alla venerazione e al bacio dei devoti.
L'urna passava per la città portata a spalla dai chierichetti e l'arcivescovo di Saragozzza accoglieva le reliquie e dopo forniva ai fanciulli un rinfresco e regalava loro 50 ducati per le spese sostenute per la festa.
Non molti anni dopo il martirio, una sera, in un angolo della Cappella del piccolo Santo, un uomo era seduto cupo, solo e piangeva ininterrottamente.
Quell'uomo era uno degli ebrei che avevano ucciso il piccolo, il più feroce.
Il ricordo di quella sera non lo aveva mai abbandonato e rivedeva chiaramente tutta la scena.
Chiedeva grazia a quel piccolo martire con tutto il suo cuore e San Domenichino gli diede la forza di confessare apertamente la sua colpa, di convertirsi al Cristianesimo, ottenendo il perdono del suo atto inumano.

(Autore: Patrizia Fontana Roca – Fonte: www.cartantica.it)
Giaculatoria - San Domenico del Val Chierichetto, pregate per noi.

*Beati Edmigio Primo Rodriguez, Amalio Zariquiegui Mendoza e Valerio Bernardo Herrero Martínez - Martiri (31 Agosto)
Schede dei Gruppi a cui appartengono:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani d'Almeria" Beatificati nel 1993 - Senza data (Celebrazioni Singole)
"Beati Martiri d'Almeria"
"Martiri della Guerra di Spagna" - Senza Data (Celebrazioni Singole)

Martirologio Romano: Ad Almería in Spagna, Beati Edmigio (Isidoro) Primo Rodríguez, Amalio (Giusto) Zariquiegui Mendoza e Valerio Bernardo (Marciano) Herrero Martínez, martiri, che, fratelli delle Scuole Cristiane, durante la persecuzione furono uccisi in odio alla fede.
Durante i tragici eventi della guerra civile spagnola (1936-1939) le complicazioni che sorsero, a partire dal 1936, si ripercorsero anche sulla vita della Diocesi di Almeria, situata in una delle zone più povere della Spagna.
Il gruppo dei martiri di Almeria e costituito dal Vescovo di Almeria, Diego Ventaja Milán, dal Vescovo di Guadix-Baza, Manuel Medina Olmos e da sette Fratelli delle Scuole Cristiane: Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernar do, Teodomiro Joaquin e Evencio Ricardo.

Fratel Edmigio (Isidoro Primo Rodríguez)
Nacque ad Adalia, provincia di Valladolid e diocesi di Palencia, il 4 aprile 1881. Entrò nel noviziato il 3 agosto 1898, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome l'8 ottobre dello stesso anno.
Emise i voti perpetui 1'11 agosto 1911.
Terminati gli studi, insegnò in diverse case; infine, nel 1933, fu trasferito al Collegio San José di Almeria.

Fratel Amalio (Justo Zariquiegui Mendoza)
Nacque a Salinas de Oro, Navarra, diocesi di Pamplona, il 6 agosto 1886. Entrò nel noviziato il 4 agosto 1902, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome il 13 settembre dello stesso anno.
Emise i voti perpetui, i14 agosto 1915, a San Fernando. Compì il suo ministero educativo in diverse case, infine, dal 1930, al Collegio San José di Almeria.

Fratel Valerio Bernardo (Marciano Herrero Martínez)
Nacque a Porquera de los Infantes, provincia e diocesi di Burgos, 1'11 luglio 1909. Entrò nel noviziato il 29 agosto 1925, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome il 1° febbraio 1926.

Emise i voti perpetui, il 26 agosto 1934, a San Fernando. Terminati gli studi, esercitò l'apostolato in diverse case, infine, dal 1933, al Collegio San José di Almeria.
Questi Fratelli delle Scuole Cristiane avevano offerto la loro vita a Dio con la consacrazione religiosa e l'avevano spesa educando i fanciulli e i giovani. Incarcerati il 22 luglio 1936, furono fucilati nella notte dal 30 al 31 agosto i Fratelli Edmigio, Amalio e Valerio Bernardo, la sera dell'8 settembre i Fratelli Teodomiro Joaquín ed Evenzio Ricardo, la notte dal 12 al 13 settembre i Fratelli Aurelio Maria e Jose Cecilio.
I corpi dei nove martiri furono immediatamente cosparsi di benzina.
I loro resti calcificati furono inumati nella cappella S. Ildefonso nella Cattedrale di Almeria, Spagna.
Il 10 ottobre 1993, Diego Ventaja Milán, Manuel Medina Olmos e i Fratelli delle Scuole Cristiane - Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernardo, Teodomiro Joaquín e Evenzio Ricardo - sono stati proclamati Beati da Papa Giovanni Paolo II.

(Autore: Andreas Resch - Fonte: I Beati di Johann Paolo II.Volume III: 1991-1995)
Giaculatoria - Beati Edmigio Primo Rodriguez, Amalio Zariquiegui Mendoza e Valerio Bernardo Herrero Martínez, pregate per noi.

*Beato Eduardo Romero Cortés - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Alicún, Spagna, 2 aprile 1878 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Eduardo Romero Cortés nacque ad Alicún, in provincia e diocesi di Almería, il 2 aprile 1878.
Il 6 giugno 1903 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Bentarique quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Eduardo Romero Cortés, pregate per noi.

*Beato Enrique Lòpez Ruiz - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Trevélez, 16 maggio 1901 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936
Enrique López Ruiz nacque a Trevélez, in provincia e diocesi di Granada, il 16 maggio 1901. La data della sua ordinazione sacerdotale è ignota.
Era parroco della parrocchia di Nacimiento quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Enrique Lòpez Ruiz, pregate per noi.

*Beato Francisco de Haro Martìnez - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Mazarrón, Spagna, 28 novembre 1886 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Francisco de Haro Martínez nacque a Mazarrón, in provincia e diocesi di Cartagena, il 28 novembre 1886. Il 4 agosto 1912 fu ordinato sacerdote.
Era membro del capitolo della Cattedrale dell’Incarnazione di Almería e cappellano delle Piccole Suore degli Anziani Abbandonati quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Francisco de Haro Martìnez, pregate per noi.

*Beato Francisco Roda Rodrìguez - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Almería, Spagna, 25 maggio 1873 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Francisco Roda Rodríguez nacque ad Almería, nell’omonima provincia e diocesi, il 25 maggio 1873. Il 19 dicembre 1896 fu ordinato sacerdote.
Era canonico magistrale della Cattedrale dell’Incarnazione di Almería quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Francisco Roda Rodrìguez, pregate per noi.

*San Giuseppe d'Arimatea (31 Agosto)  

sec. I
La sua figura emerge con forza nei Vangeli in occasione della sepoltura di Gesù. È un uomo ricco e onorato, un proprietario terriero che fa parte del Sinedrio. Secondo Marco, «anche lui aspettava il regno di Dio». È cioè un ebreo credente la cui fede nella speranza di Israele si traduce nella simpatia verso Gesù e nel dissenso da coloro che hanno favorito la sua condanna.
Matteo va oltre, affermando che era un discepolo del rabbi di Nazaret, Giovanni specifica «di nascosto per timore dei Giudei». Con questo commento l’evangelista vuole evidenziare che egli, primo tra i giudei, dopo la morte di Gesù ha abbandonato ogni precedente, pusillanime esitazione ed è venuto alla luce.
Ricorre difatti alla sua posizione altolocata per ottenere da Pilato il corpo di Gesù che, secondo le abitudini dei romani, doveva essere seppellito in una fossa comune.
Un gesto di coraggio e di generosità, perché la simpatia per un condannato poteva esporlo al rischio di essere considerato complice del giustiziato e passibile del medesimo supplizio. Inoltre il contatto con un cadavere gli impediva di celebrare la Pasqua giudaica ormai imminente.
Aiutato da Nicodemo, che porta aromi in grande quantità, Giuseppe si distacca così dal sistema cultuale degli ebrei e si prepara alla celebrazione della gloriosa vittoria del crocifisso sulla morte in quello stesso giardino dove Gesù apparirà risorto alla Maddalena.
Dopo la Pasqua, non abbiamo più sue notizie dai Vangeli canonici, ma solo dagli scritti apocrifi. La sua figura è familiare all’immaginario dei credenti per la presenza nelle innumerevoli rappresentazioni della deposizione e sepoltura di Gesù.

Patronato: Funerali
Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall'ebraico
Emblema: Chiodi, Ampolla
Martirologio Romano: A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa.
I pochi riferimenti storici si desumono dai quattro Evangelisti allorquando narrano la deposizione e la sepoltura di Gesú.
Originario di Arimatea, di condizione assai agiata, era un discepolo di Gesú, ma come Nicodemo non aveva dimostrato la propria fede per paura dei Giudei, fino al periodo della Passione. Tuttavia durante il processo di Gesú, partecipando alle sedute del sinedrio, per il senso di giustizia che l'animava e per l'aspettativa del regno di Dio, aveva osato dissentire dai suoi colleghi non approvando le risoluzioni e gli atti di quell'assemblea.
Anzi maggior coraggio dimostrò dopo la morte del Maestro, quando arditamente, come si esprime Marco, si presentò a Pilato per ottenere la sua salma e darle degna sepoltura, impedendo così che fosse gettata in una fossa comune, con quella
dei due ladroni.
Nel pietoso intento, Giuseppe trovò collaborazione, oltre che nelle pie donne, anche in Nicodemo, accorso portando con sé aromi (mirra ed aloè). Giuseppe, secondo quando detto in Mt. 27,59, aveva comprato una bianca sindone. I due coraggiosi discepoli, preso il corpo di Gesú, lo avvolsero in bende profumate e lo deposero nel sepolcro nuovo, scavato nella roccia, che Giuseppe si era fatto costruire nelle vicinanze del Calvario. Era il tramonto quando Giuseppe "rotolata una grande pietra alla porta del sepolcro andò via".
La storia ha qui termine, ma il personaggio non fu trascurato dalla leggenda ed in primo luogo dagli anonimi autori degli apocrifi. Nello pseudo-Vangelo di Pietro (sec. II) la narrazione non si distacca da quella del Vangelo; l'unica differenza sta nel fatto che Giuseppe chiese a Pilato il corpo di Cristo ancora prima della Crocifissione.
Ricchi di nuovi fantastici racconti sono inveci gli Atti di Pilato o Vangelo di Nicodemo (sec. V), in cui si narra che i Giudei rimproverarono a Nicodemo e a Giuseppe il loro comportamento in favore di Gesú e che proprio per questo, Giuseppe venne imprigionato, ma, miracolosamente liberato, fu ritrovato poi ad Arimatea. Riportato a Gerusalemme narrò la prodigiosa liberazione. Ancora piú singolare è una narrazione denominata Vindicia Salvatoris (sec. IV?), che ebbe poi larghissima diffusione in Inghilterra ed Aquitania.
Anzi, a questo opuscoletto si è voluto dare un intento polemico contro Roma, giacchè il Vangelo sarebbe stato diffuso in quelle zone non da missionari romani, ma da discepoli di Gesú. Il racconto si dilunga nel descrivere l'impresa di Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, che partì da Bordeaux con un grande esercito per recarsi in Palestina a vendicare la morte di Gesú, voluta ingiustamente dai Giudei. Occupata la città, trovò Giuseppe in una torre dove era stato rinchiuso dai Giudei perché morisse di fame e di stenti; egli era invece sopravvissuto per nutrimento celeste. Già Gregorio di Tours faceva menzione di questa prigionia di Giuseppe. Altre leggende di origine orientale riferiscono che Giuseppe fu il fondatore della Chiesa di Lydda, la cui cattedrale fu consacrata da San Pietro.
Ma nell'ambiente francese ed inglese dei secc. XI-XIII la leggenda si colorì di nuovi particolari inserendosi e confondendosi nel ciclo del Santo Graal e del re Artù. Secondo una di queste narrazioni Giuseppe, prima di seppellire Gesú, ne lavò accuratamente il corpo tutto cosparso di sangue, preoccupandosi di conservare quest'acqua e sangue in un vaso, il cui contenuto fu poi diviso fra Giuseppe e Nicodemo.
Il prezioso recipiente si tramandò da Giuseppe ai suoi figli e cosí per varie generazioni fino a quando venne in possesso del patriarca di Gerusalemme. Questi nel 1257, temendo cadesse in mano degli infedeli, su consiglio dei suffraganei, lo consegnò ad Enrico III d'Inghilterra, perchè lo tutelasse.
Altre leggende, pur collegandosi alla precedente, riferiscono che Giuseppe, con il prezioso reliquiario, peregrinò accompagnato da vari cavalieri per evangelizzare la Francia (alcuni racconti dicono che sarebbe sbarcato a Marsiglia con Lazzaro e le sue sorelle Marta e Maria), la Spagna (dove sarebbe andato con San Giacomo, che lo avrebbe creato vescovo!), il Portogallo ed infine l'Inghilterra. Quivi il vaso (il Santo Graal) andò smarrito e solo un cavaliere senza macchia e senza paura l'avrebbe ritrovato.
Questa leggenda del Santo Graal fa parte del ciclo di Lancillotto e specialmente della 'Estoire du Graal', che non è altro che una versione in prosa del poema di Roberto di Boron.
Forse questa diffusione della leggenda in Francia si collega anche alla narrazione riguardante le ossa di Giuseppe. Un racconto del sec. IX riferisce che il patriarca Fortunato di Gerusalemme per non essere catturato dai pagani, fuggí in Occidente al tempo di Carlo Magno portando con sé le ossa di Giuseppe d'Arimatea; nel suo peregrinare si fermò per ultimo nel monastero di Moyenmoutier, di cui divenne abate. Le reliquie del santo furono poi trafugate dai canonici.
Il culto più antico sembra però stabilito in Oriente. In alcuni calendari georgiani del sec. X la festa è menzionata il 30, 31 agosto o anche la terza domenica dopo Pasqua. Per i Greci invece la commemorazione era il 31 luglio. In Occidente fu particolarmente venerato a Glastonbury in Inghilterra, ove, secondo una tradizione, avrebbe fondato il primo oratorio. Nel Martirologio Romano fu inserito al 17 marzo dal Baronio.
Al compilatore degli Annali l'inserimento fu suggerito dalla venerazione che i canonici della basilica vaticana davano ad un braccio del santo, proprio il 17 marzo. Al tempo del Baronio la più antica documentazione della reliquia era uno scritto del 1454. Tuttavia nessun martirologio occidentale prima di tale data faceva menzione di culto a San Giuseppe d'Arimatea.

(Autore: Gian Domenico Gordini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*Beato Gregorio Morales Membrives - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Rejano, Spagna, 10 aprile 1883 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Gregorio Morales Membrives nacque a Rejano, vicino Caniles, in provincia di Granada e diocesi di Cadice, il 9 aprile 1883. Il 13 maggio 1913 fu ordinato sacerdote.
Era sacrestano maggiore della Cattedrale dell’Incarnazione di Almería quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*Beato Joaquìn Berruezo Prieto - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

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Olula de Castro, Spagna, 15 gennaio 1899 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Joaquín Berruezo Prieto nacque ad Olula de Castro, in provincia e diocesi di Almería, il 15 gennaio 1899. Il 20 maggio 1921 fu ordinato sacerdote.
Era Cura Regente de Níjar quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*Beato Josè Gòmez Matarìn - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Alboloduy, Spagna, 6 settembre 1884 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

José Gómez Matarín nacque ad Alboloduy, in provincia e diocesi di Almería, il 6 settembre 1884. Nel 1909 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Íllar quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*Beato Josè Lara Garzòn - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Montefrío, Spagna, 26 novembre 1875 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

José Lara Garzón nacque a Montefrío, in provincia e diocesi di Granada, il 26 novembre 1875. Il 23 dicembre 1899 fu ordinato sacerdote.
Era coadiutore della parrocchia di Berja e parroco di Alcaudique quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Josè Lara Garzòn, pregate per noi.

*Beato Josè Marìa Martìnez Vizcaino - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Ohanes, Spagna, 9 dicembre 1898 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

José María Martínez Vizcaino nacque ad Ohanes, in provincia e diocesi di Almería, il 9 dicembre 1898. Il 2 ottobre 1922 fu ordinato sacerdote.
Fu il segretario particolare del vescovo di Almería, il Beato Diego Ventaja Milán. Venne ucciso in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Josè Maria Martìnez Vizcaìno, pregate per noi.

*Beato Lisardo Carretero Fuentes - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Ohanes, Spagna, 12 novembre 1883 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Lisardo Carretero Fuentes nacque ad Ohanes, in provincia e diocesi di Almería, il 12 novembre 1883. Il 18 settembre 1908 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Canjáyar quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Lisardo Carretero Fuentes, pregate per noi.

*Beato Miguel Morano Sàez - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Purchena, Spagna, 27 febbraio 1895 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Miguel Morano Sáez nacque a Purchena, in provincia e diocesi di Almería, il 27 febbraio 1895. Il 20 marzo 1920 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Félix quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Miguel Morano Sàez, pregate per noi.

*San Nicodemo - Membro del Sinedrio (31 Agosto)  
Martirologio Romano: A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa.
Di Nicodemo ne parla San Giovanni nel suo Evangelo, egli era Dottore della Legge e membro del Sinedrio (supremo organo giudiziario ebraico di Gerusalemme); in occasione della prima Pasqua, anno 28 della nostra era, Gesù era venuto a Gerusalemme operando vari miracoli, Nicodemo impressionato da ciò, lo andò a trovare di notte per avere un incontro chiarificatore, andò a quell’ora forse per timore o per non compromettere la sua posizione nel Sinedrio.
Dal Vangelo sappiamo solo le battute essenziali del colloquio, le due principali: ”I fatti osservati ti
manifestano Messia - dice Nicodemo a Gesù – ebbene di quale natura è la tua missione? Con quali mezzi la compirai? Si tratta dell’impero vivamente atteso dai Giudei con una rivincita definitiva sui pagani?”.
E Gesù corregge questa sbagliata aspettativa del giudaismo ufficiale, che gli viene chiesta attraverso un suo autorevole esponente: “Il regno di Dio è soltanto dominio di Dio sulle anime, per farne parte è necessario rinascere spiritualmente, è quanto stato preannunziato dai profeti” e Gesù gli dice ancora: ”Tu sei maestro in Israele e lo ignori?”.
Ritroviamo ancora Nicodemo che richiama i componenti del Sinedrio quando cercano di impossessarsi violentemente di Gesù nei suoi ultimi mesi di vita, ad agire con saggezza, ad ascoltare una persona prima di condannarla.
Ma gli esagitati, rispondono con scherno: “Saresti anche tu un Galileo? Cerca pure e ti renderai conto che dalla Galilea non sorge alcun profeta”.
Infine lo ritroviamo ancora sul Golgota insieme a Giuseppe d’Arimatea, che provvede alla sepoltura di Gesù dopo la crocifissione. Egli porta “circa cento libbre di mirra e di aloe” per la preparazione del corpo, una gran quantità, circa 30 kg. di oggi, segno di un gran bisogno di riparazione, da lui sentito.
Dal Vangelo non sappiamo più nulla, nel 415 un prete, Luciano ne avrebbe scoperto le reliquie insieme a quello di Santo Stefano, egli sarebbe stato battezzato dagli Apostoli Pietro e Giovanni e per questo maltrattato e scacciato dai Giudei e sarebbe stato ucciso senza l’intervento del parente Gamaliele; il quale lo accolse nel suo possedimento di Kêfaz-Gamla, dove dopo un certo tempo morì e lì sepolto.
Il suo ricordo nei ‘Martirologi’ al 3 agosto è dovuto alla ricognizione delle reliquie, insieme a quelle dei SS. Stefano, Gamaliele e Abibo; nei menologi bizantini è ricordato il 15 settembre. Il Martyrologium Romanum lo pone al 31 agosto insieme a San Giuseppe d'Arimatea.
Una tradizione leggendaria ci presenta Nicodemo come autore del Crocifisso ligneo, venerato a Lucca, chiamato il ‘Volto Santo’, eseguito a Gerusalemme.
È stato raffigurato nelle ‘Deposizioni’ da vari importanti artisti, ma anche nelle rappresentazioni popolari, a volte mentre toglie i chiodi dalla croce.
Nome diffuso nell’Italia Meridionale, è di origine greca e significa “vincitore tra il popolo”.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*San Paolino di Treviri - Vescovo (31 Agosto)

Etimologia: Paolino = piccolo di statura, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Treviri nell’odierna Germania, San Paolino, vescovo e martire, che durante l’invasione ariana fu vero araldo della verità e nel Sinodo di Arles, convocato dall’imperatore ariano Costanzo, non si lasciò indurre né da minacce né da adulazioni a condannare Sant’Atanasio e a desistere dalla retta fede; per questo fu relegato in Frigia, nell’odierna Turchia, dove dopo cinque anni portò a compimento in esilio il suo martirio.
Nato da una nobile famiglia dell'Aquitania, venne a Treviri ai tempi del vescovo Agrizio; ordinato sacerdote dal vescovo Massimino, lottò coraggiosamente con Sant'Anastasio contro gli ariani.
Diventato vescovo di Treviri verso il 346, prese una parte ancora piú attiva in questa lotta e fu il solo vescovo che si rifiutò di condannare Atanasio nel sinodo di Arles (353).
Perciò l'imperatore ariano Costanzo II lo mandò in esilio nella Frigia dove sopportò lunghe sofferenze e morí dopo cinque anni, il 31 agosto 358.
Il vescovo Felice ne riportò le spoglie a Treviri circa trent'anni piú tardi.
Il suo sarcofago, con simboli paleocristiani e iscrizione, venne ritrovato nel 1072 nella cripta della chiesa, costruita verso il 400, presso la quale sorse piú tardi la canonica di San Paolino. La festa di Paolino ricorre il 31 agosto.

(Autore: Johannes Emil Gugumus - Fonte:Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Paolino di Treviri, pregate per noi.

*Beato Pedro Martìn Abad - Sacerdote e Martire (31 Agosto)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Vera, Spagna, 30 novembre 1902 – Tabernas, Spagna, 31 agosto 1936

Pedro Martín Abad nacque a Vera, in provincia e diocesi di Almería, il 30 novembre 1902. Il 11 ottobre 1925 fu ordinato sacerdote.
Era organista della Cattedrale dell’Incarnazione di Almería quando morì in odio alla fede cattolica il 31 agosto 1936, nella località di Pozo de la Lagarta, presso Tabernas.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pedro Martìn Abad, pregate per noi.

*Beato Pere Tarres i Claret - Sacerdote (31 Agosto)  
Manresa (Barcellona), 30 maggio 1905 - Barcellona, 31 agosto 1950
Nasce in Spagna a Manresa (Barcellona) il 30 maggio del 1905 da genitori credenti. Allievo dei padri Scolopi e dei Gesuiti, studia anche medicina; fonderà la clinica di Nostra Signora della Mercede a Barcellona. Sono gli anni della Guerra Civile Spagnola: nel luglio del 1938 Pere Tarrés i Claret è arruolato nell'esercito repubblicano come medico militare, attività in cui si impegna con esemplare carità.
Nel frattempo il beato riesce a dedicarsi agli studi di latino e filosofia, maturando il desiderio di diventare prete; nel '39 entra in seminario, quattro anni dopo è ordinato sacerdote. Si laurea in teologia all'Università Pontificia di Salamanca. Rientra a Barcellona, dove ricopre incarichi nell'Azione Cattolica in particolare per la formazione dei giovani, nella pastorale parrocchiale e come cappellano di istituti religiosi femminili.
Nel maggio del 1950, sottoposto a biopsia, gli è diagnosticato un linfosarcoma linfoblastico; muore pochi mesi dopo, il 31 agosto, a soli 45 anni, nella clinica da lui fondata. È beatificato da Papa Giovanni Paolo II a Loreto il 5 settembre del 2004 durante il raduno dell'Azione Cattolica. (Avvenire)
È stato beatificato il 5 settembre 2004 a Loreto da papa Giovanni Paolo II, durante il grande raduno dell’Azione Cattolica che si è tenuto nella città mariana, insieme ai due giovani associati dell’Azione Cattolica Italiana Alberto Marvelli di Rimini e Pina Suriano di Partinico (Palermo).
Padre Pere (Pietro) Tarrés i Claret nacque il 30 maggio 1905 a Manresa in provincia di Barcellona (Spagna), la sua famiglia era composta dai genitori credenti ed esemplari Francesco Tarrés e Carmen Claret e da altre due sorelle Francesca e Maria.
A causa del lavoro di meccanico del padre, la famiglia dovette spostarsi frequentemente di residenza e in uno di questi spostamenti ricevette la Cresima il 31 maggio 1910, allievo dei padri Scolopi fece la prima Comunione il 1° maggio 1913.
A nove anni rientrò con la famiglia a Manresa dove prese a studiare con i Padri Gesuiti. Di carattere allegro e aperto, amante della natura, amorevole con i familiari, aveva un animo da poeta, trascorreva il tempo libero aiutando nella farmacia del dr. Balaguer, il quale lo orientò nel prosieguo degli studi.
Con alcune borse di studio, conseguì il baccalaureato presso il Collegio di Sant’Ignazio e poté iscriversi al corso di laurea in medicina presso l’Università di Barcellona.
Dal 1921 andò ad abitare nel quartiere popolare di Gracia, dive frequentò l’Oratorio di San Filippo Neri; fece parte della Federazione Giovani Cristiani e dell’Azione Cattolica, ricoprendo vari incarichi; ribadiva spesso che per lui il segreto della vita spirituale dei militanti era la devozione Eucaristica e l’amore filiale a Maria.
Intanto in famiglia le cose non andavano bene, nel luglio 1925 morì suo padre e poco dopo la madre ebbe un incidente che la rese menomata per sempre.
Nel Natale del 1927, con l’approvazione del suo direttore spirituale, fece il voto di castità; nel 1928 si laureò in Medicina con un premio straordinario, stabilendosi definitivamente a Barcellona.
Le sorelle intanto entrarono nel convento delle Concezioniste, mentre Pere Tarrés i Claret d’accordo con il suo amico dr. Gerardo Manresa, fondò il Sanatorio-clinica di Nostra Signora della Mercede a
Barcellona.
Svolse la sua attività di medico con esemplare carità e una vita religiosa, senza perdere l’allegria contagiosa, che gli permetteva di trattare con familiarità gli ammalati.
Nel 1936 fu coinvolto nei ben noti sanguinosi sovvertimenti della Guerra Civile Spagnola; il 18 aprile il dottore Pere Tarrés si recò al monastero di Monserrat per gli esercizi spirituali che furono interrotti il 21 luglio per lo scoppio della rivolta; ritenne opportuno rivolgersi al Comando Generale riuscendo ad ottenere la tutela della polizia per proteggere il celebre monastero dalla violenza dei miliziani anarchici.
Riuscì a portare la Santa Comunione ai perseguitati nascosti ed egli stesso sfuggì alle perquisizioni fatte a casa sua dai rossi.
Nel luglio 1938 fu arruolato nell’esercito repubblicano come medico militare ottenendo anche la promozione a capitano, fra un intervento e l’altro continuò nello studio del latino e della filosofia, con l’intenzione di prepararsi ai futuri studi sacerdotali; fra i soldati manifestò la sua genuina fede in ogni occasione. Rientrato a casa a fine Guerra Civile nel 1939, continuò la sua professione a Barcellona ricoprendo anche alcuni incarichi nell’A.C.; il 29 settembre del 1939 entrò nel Seminario locale.
La madre morì nel 1941, l’anno in cui ricevé gli Ordini Minori, il diaconato l’ebbe il 22 marzo 1942 e fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1942 a 37 anni, dopo pochi giorni venne nominato vicario della parrocchia di S. Stefano Sesrovile.
Il vescovo di Barcellona nel 1943, lo inviò a studiare all’Università Pontificia di Salamanca, dove il 13 novembre 1944 si laureò in teologia; rientrato a Barcellona gli furono affidati vari incarichi sia nell’A.C. che nella pastorale parrocchiale, sia come cappellano di Istituti religiosi femminili; non mancarono difficoltà e sofferenze, che padre Pere Tarrés seppe offrire a Dio rispondendo con atteggiamenti evangelici di carità, prudenza e fortezza, scriveva nel suo Diario riguardo l’apostolato nell’A.C. Femminile di Sarrià: “Io sono figlio di operai.
Nel cielo lavorerò molto per tutte quante”.
Negli anni 1946-49 ricoprì tante cariche spirituali ed organizzative in varie Istituzioni assistenziali, ospedaliere, scolastiche, ecclesiali, lasciando in quanti lo contattarono una traccia salutare e perenne.
Il 17 maggio 1950 fu sottoposto ad una biopsia, il cui risultato mise in luce un linfosarcoma linfoblastico, l’evoluzione della malattia venne vissuta con un atteggiamento di totale abbandono in Dio, al quale offrì la sua vita per la santificazione dei sacerdoti.
Morì a soli 45 anni il 31 agosto 1950 nella clinica da lui fondata a Barcellona; fu sepolto nel cimitero di Montjuic; il 6 novembre 1975 i suoi resti mortali furono traslati nella chiesa parrocchiale di San Vicente di Sarrià, dove riposano tuttora.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pere Tarres i Claret, pregate per noi.

*San Raimondo Nonnato - Religioso (31 Agosto)

Portell (Spagna), 1200 - Cardona (Spagna), 31 agosto 1240
Non si sa molto della sua vita. Il soprannome significa non partorito dalla madre viva, «non-nato», ossia estratto dal corpo senza vita di lei, morta prima di darlo alla luce.
Forse di nobile famiglia, Raimondo verso il 1224 entrò nell'Ordine religioso della Mercede (detto anche dei Mercedari), fondato pochi anni prima con lo scopo di riscattare e di curare la formazione religiosa e morale degli schiavi nelle regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi.
Dopo che gli spagnoli liberarono gran parte del territorio, Raimondo partì per l'Algeria, dove venne fatto prigioniero. Per impedirgli di predicare, gli misero una sorta di morso.
Tornato in Catalogna, diventato ormai famoso, venne chiamato a Roma da Papa Gregorio IX che nel 1239 lo nominò cardinale. Ma durante il viaggio, morì assalito da violenti febbri. San Raimondo è considerato anche il patrono delle ostetriche.  (Avvenire)

Etimologia: Raimondo = intelligenza protettrice, dal tedesco
Martirologio Romano: A Cardona in Catalogna, San Raimondo Nonnato, che fu tra i primi compagni di san Pietro Nolasco nell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si tramanda che abbia molto patito in nome di Cristo per la liberazione dei prigionieri.
Nonnato è un soprannome, che ricorda in mezzo a quale tragedia familiare Raimondo è venuto al mondo.
Non-nato, ossia non partorito dalla madre viva, bensì estratto dal corpo senza vita di lei, morta prima di darlo alla luce. Pare che fosse di famiglia nobile, con alte parentele nell’aristocrazia catalana. Ma
non abbiamo molte informazioni sicure sul suo casato e anche sulla vita.
Nella sua Catalogna libera dalla dominazione araba, Raimondo vive i tempi della Reconquista, cioè della riscossa guidata dalla coalizione dei re di Navarra, di Aragona e di Castiglia, che lascerà infine sotto controllo arabo soltanto il modesto regno meridionale di Granada.
Lui però non combatte in queste guerre. Verso il 1224 si arruola in un esercito tutto speciale: l’Ordine religioso della Mercede (detto anche dei Mercedari), fondato pochi anni prima dal suo amico Pietro Nolasco con uno scopo principale: il riscatto e la formazione religiosa e morale degli schiavi nelle regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi.
Riscatto in senso letterale: i Mercedari, infatti, pagano una somma per liberare gli schiavi e li riportano nei luoghi d’origine, dedicandosi pure all’assistenza e all’istruzione religiosa di questi infelici.
Non abbiamo notizie precise sugli studi di Raimondo. Ma c’è una notizia che consente di attribuirgli una certa preparazione giuridica, una conoscenza del diritto canonico. L’Ordine dei Mercedari, infatti, lo manda a Roma come patrocinatore di una sua causa presso la Santa Sede.
Quando le guerre dei re spagnoli liberano gran parte del territorio, uno dei campi d’azione dei Mercedari resta il Nord-Africa, dove ci sono molti prigionieri in mano a capi locali.
Raimondo va a stabilirsi in Algeria, ma qui viene fatto prigioniero. O lo tengono come ostaggio. Comunque si vuole impedirgli di parlare e predicare agli schiavi. Ma siccome lui continua ugualmente la sua opera, si cerca di farlo tacere con la forza. (E anche, secondo un racconto, con una sorta di morso che gli serra la bocca).
Ritrovata la libertà, torna in Catalogna, dove l’avventura africana lo ha reso popolarissimo. Già gli si attribuiscono miracoli. Papa Gregorio IX nel 1239 lo nomina cardinale, chiamandolo a Roma come suo consigliere.
Raimondo incomincia appena il viaggio nell’estate del 1240, e già a Cardona, presso Barcellona, è bloccato da violente febbri, che troncano la sua vita ad appena quarant’anni. Lì viene sepolto, in una chiesetta che diventerà santuario in suo onore, con un culto popolare che avrà la sanzione pontificia solo nel 1657 (inserimento del suo nome nel Martirologio romano) e nel 1681 (estensione della sua festa a tutta la Chiesa).
Date le condizioni in cui è nato, San Raimondo è considerato anche il patrono delle ostetriche.

(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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